giovedì 24 febbraio 2011

Museo del 900 - Milano

I milanesi sanno per quanto tempo hanno dovuto vedere il palazzo dell’Arengario “impacchettato”, spesso accompagnato anche dalle impalcature del Duomo che si trova in perenne restauro, sempre da pulire, sempre da “ricostruire” (vedi la Veneranda Fabbrica del Duomo) per porre rimedio ai danni del tempo, dell’inquinamento e… degli omaggi dei volatili.

Finalmente ora possono ammirare il palazzo dell’Arengario restaurato e rimesso a nuovo, frutto di un progetto architettonico di Italo Rota e Fabio Fornasari, e anche quanto vi è ospitato: il Museo del ‘900.

Inaugurato il 7 dicembre 2010, può essere visitato gratuitamente fino al 28 febbraio 2011 (ancora per qualche giorno quindi). Confesso di non aver seguito molto il progetto del museo e forse anche per questo ero convinta si trattasse di un’esposizione permanente dedicata a 360° al secolo passato: storia, scoperte, eventi, progresso, arte, cultura, seguendo quella che fu la concezione della mostra dedicata agli anni ’50, ospitata al Palazzo Reale qualche tempo fa.
Il museo del 900 invece è dedicato interamente ad opere d’arte e raccoglie i lavori degli artisti italiani più illustri dello scorso secolo che con la loro creatività, innovazione e coraggio hanno influenzato e cambiato la visione e il concetto stesso di opera d’arte. Nomi come Fontana, Boccioni, Soffici, Morandi, Carrà , de Chirico ma anche artisti contemporanei che ci permettono di gettare lo sguardo più in là verso quella che sarà l’arte di domani.

Il percorso è ben sviluppato, il museo si visita con grande comfort (non mancano aree per sostare) e, tolte alcune sale relativamente poco spaziose, il resto dell’ambiente è davvero vasto. L’architettura innovativa dell’interno della struttura, le scale mobili, la rampa a spirale e le enormi vetrate che danno sulla piazza permettono anche di ammirare quell’opera d’arte che consiste nello stesso spazio espositivo.

La mostra si apre con il famosissimo “Quarto stato” di Pelizza da Volpedo e poterlo ammirare dal vivo vi assicuro che è stata una bellissima emozione! Ho ammirato molto Boccioni e Soffici, forse i miei preferiti tra tutti, assieme a Martini e Sironi. Ho fatto invece fatica ad apprezzare l’ultimo piano, non riuscendo a comprendere il limite tra ciò che può e non può essere definita arte. Alcune mi sono sembrate semplici provocazioni (non vi dico altro e vi lascio il piacere di scoprire da voi stessi di cosa sto parlando). Da segnalare anche alcune installazioni e percorsi multimediali di sicuro effetto.

Per chi volesse saperne di più, consiglio il sito ufficiale del Museo.

Alcuni miei scatti effettuati durante la visita (con un Nokia N8).


Le scale mobili




I costruttori - Mario Sironi

I morti di Bligny trasalirebbero - Arturo Martini





La convalescente - Arturo Martini



Annunciazione - Arturo Martini








Fontana


Il figliol prodigo - Baccio Maria Bacci


Ritratto in bleu - Francesco Menzio






Allestimento dell'ingresso laterale in occasione dell'inaugurazione.





Le vetrate di Palazzo dell'Arengario


Piazza Duomo vista dal museo

mercoledì 23 febbraio 2011

Viaggio al termine della notte - Cèline


A cinquanta anni dalla sua morte, Louis Ferdinand Céline ancora divide gli animi e le coscienze per quello che fu il suo dichiarato antisemitismo, tanto che in Francia è stato inserito a fatica nell’annuario 2011 del «Recueil des Célébrations nationales» che elenca i vari anniversari che ricorrono in Francia ogni anno, suscitando non poche polemiche.

Cerco di soffermarmi sull’artista e non sull’uomo, le cui scelte e pensieri sono opinabili e non condivisibili. Come ha detto al riguardo Henri Godard, professore della Sorbona, “siamo ormai in grado di riconoscere l' arte anche quando non coincide con i nostri valori morali, o li contraddice”.

La lettura è stata Viaggio al termine della notte, forse la sua opera più importante, di sicuro un grandissimo affresco del ‘900, irriverente, dissacrante, ironico, vero. Perché il merito di Cèline è quello di riuscire a comunicare “di pancia” i pensieri, le amare riflessioni, le contraddizioni di un’epoca. Colpisce il suo scritto diretto dove non fa sconti neppure a se stesso, includendosi e sottoponendosi alla severa critica riservata all’uomo, dove tutte le sfumature più meschine sono messe a nudo, dando voce con coraggio ai pensieri da tutti pensati ma che nessuno ha il coraggio di pensare ad alta voce.

Lo stile è ritmato, mai banale, sembra quasi seguire i tempi di una grande commedia comica.

Consigliato: a chi cerca qualcosa di concreto, senza perdersi in strade fantasiose che rincorrono sogni irraggiungibili. A chi vuole leggere una fotografia autentica della prima metà del secolo passato.

LED Festival 2010

Quest’anno a Milano si è tenuta la seconda edizione del Festival Internazionale della luce. Complice il periodo natalizio, Milano si è trasformata in una grande luminosa opera d’arte, con il contributo di giovani artisti e designer.

Ho passato un’intera serata per le strade del centro cercando di immortalare alcune “visioni di luce”. Bellissima e gelida esperienza: temperatura a -6, e dopo 4 ore mani congelate. Sono tornata a casa con tantissimi scatti ed una gran bella influenza che mi ha tenuta a letto qualche giorno. Ma ne è valsa la pena.

Sito ufficiale dell’evento: http://www.ledfestival.it/

Alcuni miei scatti: